Risale a ieri questo articolo apparso su VicenzaPiù, a firma di Italo Francesco Baldo, dove si descrive la seguente fenomenologia abbastanza precisa avente a che fare con le dinamiche tra Giunta e (apparente) opposizione all’interno del Consiglio del Comune di Vicenza.
Sembrava che Otello Dalla Rosa dovesse diventare il capo dell’opposizione al sindaco Francesco Rucco e alla sua Giunta. Dobbiamo constatare invece che tre sono i capi dell’Opposizione. Ciro Asproso, Raffaele Colombara e Giovanni Rolando, che, attivissimi, quasi quotidianamente ora l’uno ora l’altro attraverso i mass media intervengono per criticare questo o quel provvedimento o anche solo l’ipotesi di una delibera della attuale amministrazione Comunale. certo costoro interpretano il ruolo dell’opposizione come quello di essere “contrari” per definizione a quanto non da loro pensato.
Ora, per un militante di Potere al Popolo, la domanda suona spontanea: di cosa ci stupiamo? Se la politica comunale è oggi dettata dalle esigenze di palazzinari e cementificatori, che finanziano le campagne elettorali di Tizio e Sempronio a seconda delle possibilità di riceverne compensi in forma di deroghe, appalti, condoni, permessi a sbranare città e quartieri nel nome del puro interesse economico e speculativo, per quale ragione ci si dovrebbe appassionare rispetto a politiche di opposizione fatte di temi concreti?
Le elezioni sono finite. Il sindaco è stato scelto. Tanto vale menare il can per l’aja e monetizzare per quel che possibile la politica di mestiere. I leader tornino alle loro mansioni, peraltro ben più redditizie.
Il centrosinistra si limita a blaterare il contrario del centrodestra per una ragione semplicissima: non porgendo alcuna diversità rispetto all’avversario, può solo parlarne male, non avendo argomenti. Non dimentichiamoci mai che la campagna elettorale di Otello Dalla Rosa è iniziata prima di quella di Francesco Rucco, e ha mobilitato una quantità di risorse mediatiche, organizzative e logistiche per molti versi superiori. La sconfitta, dunque, peraltro consumata per pochi punti percentuali, brucia certamente ancora, e tanto. Nell’era dell’assenza di un finanziamento pubblico ai partiti, risulta chiaro quanto la sensatezza politica di Dalla Rosa sia ben lontana dal mero ruolo di capo dell’opposizione vicentina a Rucco, e faccia rima con i finanziamenti che ovviamente sono giunti da gente che, in Dalla Rosa sindaco, ci contava, e non certo per ragioni ideologiche. Questa dinamica è l’immediato corollario di una politica “presunta di sinistra” che oggi punta tutto su manager che si dicono socialisti, su magnati dello sport e della grande distribuzione, su cloni rossobruni di quel berlusconismo iniziato venticinque anni fa che oggi, interrotto dall’evidente disfacimento del suo amministratore unico originario, continua nel centrosinistra (o in quello che ne resta) ciò che è iniziato altrove, ovvero si propaga attraverso gente che, una volta sconfitta, ha di meglio da fare che una banale opposizione da risponditore automatico.
L’automatismo autoreferenziale, cioè il gioco delle parti di una politica ormai fatta dalle alte sfere per interessi che mai toccheranno gli abitanti, è una dinamica che deve essere rapidamente smantellata. Vogliamo una rottamazione vera. Non come quella predicata da Renzi, che ha rottamato tutti, tranne sé stesso.
A Vicenza Potere al Popolo c’è, anche se le elezioni sono finite, e le sue risposte saranno sempre rivolte alla gente, e non a chi, da destra e da sinistra, si è lentamente mangiato la città.