Eccoci dunque alla fine di questa campagna elettorale, il cui risultato, per molti versi scontato, conferma il peggio e rincara la dose ben oltre la sola politica in città.
A stravincere è il centrodestra, ma il centrosinistra, anche se decaduto in tutta Italia, se qui a Vicenza cade, lo fa rimanendo fin troppo in piedi. Ha vinto Rucco? Certo, ma con il minimo sindacale per vincere al primo turno. Il consiglio comunale entrante resta comunque la perfetta espressione di un perfetto pensiero unico al potere. Nessuna voce fuori dal coro, nessun dissidente, nessun movimento anche solo leggermente antagonista, nessun consigliere al di fuori della logica del signorsì. Grazie alle numerose stampelle civiche, Dalla Rosa segue infatti Rucco con appena cinque punti percentuali in meno. Dal primo momento, infatti, si capiva che l’unico sindaco in grado di vincere in città era il signor Italo Frecciarossa, personaggio dalle due teste che di fatto ha conquistato il 96,5% dei consensi.
Ma dei consensi di chi? Risposta amara: di quel 55% di popolazione che è andata a votare; uno dei dati più evidenti e drammaticamente bassi di tutto il Veneto. Indipendentemente dalla sua condizione, altolocata o proletaria, un vicentino su due è convinto che la politica non possa né migliorare né peggiorare la sua condizione.
La narrazione di questa campagna elettorale è stata semplice: c’è una forza neofascista che rischia di prendere il potere a Palazzo Trissino, e ci sono delle forze che a tutti i costi devono fermarla. Peccato che la forza neofascista in questione sia ben più banalmente una vasta coalizione di centrodestra, altamente capitalizzata in senso finanziario, che si oppone ad un’altra coalizione, marchiata con la vacua sigla di “centrosinistra”, dotata del medesimo potere e a nostro avviso non meno destrorsa (anzi). Unici temi in campo: la sicurezza in Campo Marzo, la ZTL in centro, i servizi di mobilità al cittadino. Altri cavalli di battaglia di questo e quello: la trasformazione di Vicenza in un grande polo di attrazione universitaria (ecco il vero problema, popolare la già minuta Vicenza di studenti, da sfruttare per bene con affitti senza alcuna tutela, Padova docet), oppure la Protezione Civile in quello che ormai sarà il famigerato Parco della Pace (d’altra parte, con l’impermeabilizzazione del suolo dovuta alla nuova ondata di cementificazione, la città avrà certamente bisogno di piani di emergenza ed evacuazione). Punto, fine, stop.
Nessun cenno alle stragi sul posto di lavoro, pochissima attenzione al lavoro stesso, nessun riferimento a una pianificazione per la messa a disposizione dei tanti edifici vuoti oggi dedicati alla pura speculazione privata, nessuna programmazione seria a livello artistico, nessun piano per il turismo culturale sia interno che internazionale, nessun reale impegno per un coinvolgimento diretto dei cittadini e dei comitati nella vita pubblica e nel processo decisionale. Poi ci stupiamo se la gente non vota.
Riassumendo, se per oltre vent’anni la città ha testato il passaggio dal centrodestra al centrosinistra, oggi si ritroverà entrambe le anime tanto detestate in una nuova configurazione che non avrà alcun ostacolo a fare quello che desidera: regalare Vicenza ai poteri forti in cambio di qualche preventivo un po’ gonfiato, che significherà qualche busta paga in più per amici e conoscenti, e qualche compensazione per la città del Palladio.
Ma noi di Potere al Popolo nazionale e locale ci saremo sempre, a difendere e vigilare. Anche dall’esterno di queste istituzioni diventate giocattolo nelle mani degli sponsor privati.